Arriva l’autunno e inizia a
farsi sentire la voglia di
dolci semplici, che profumano di casa e di cose buone di una volta. Cosa c’è di meglio di un bel ciambellone per iniziare al meglio
la giornata? Oggi parliamo della Zorama, un nome decisamente insolito che sta
ad indicare in Toscana una ciambellone attorcigliato, variegato o più
volgarmente conosciuto come marmorizzato. Zorare è infatti un termine
d’altri tempi che significa attorcigliare, variegare. Non a caso anche l’Artusi
racconta di un dolce il cui nome è Zorama che viene da lui definito come
“un dolce, marmorizzato di bianco e nero” ovvero di panna e cacao.
Zorama
ricetta tratta dal libro “Dolcezze di Toscana”
di Giovanni Righi Parenti
Ingredienti
250 g farina
250 g fecola
250 g zucchero
3 uova medie
150 g latte
100 g burro
la buccia grattugiata di un limone
un pizzico di aroma alla vaniglia
1 bustina di lievito per dolci
50 g di cacao in polvere
50 g di schegge di cioccolato fondente
Zucchero a velo
Preparazione
Preriscaldare il forno a 180°.
Impastare tutti gli ingredienti e dividere la pasta in due parti. In una si
aggiungerà il cacao in polvere e nell’altra le schegge di cioccolato. Si
imburra uno stampo da ciambellone e, con una tasca da pasticceria a bocchetta
larga, fare un primo fondo di uno dei due impasti cui seguirà il secondo che
andrò a riempire i vuoti lasciati dal primo. Si può utilizzare anche un
cucchiaio versando l’impasto a cucchiaiate alternate nello stampo. Si completa
con una spolverata di zucchero vanigliato e si inforna per circa 45 minuti
(fate la prova stecchino). Fare raffreddare prima di sformare il dolce. Servire
cosparso di zucchero a velo.
In abbinamento: il dolce va abbinato per concordanza, e per questo
dolce rimaniamo anche nel territorio toscano con un Vin Santo del Chianti DOC. Un
vino che arriva le cui radici affondano in tempi lontani quando la sua preziosa
preparazione veniva tramandata oralmente da padre in figlio. Trattasi di un
vino passito o vino della paglia perché le uve che servono per la sua
produzione vengono raccolte a settembre e fatte appassire o appese alle “penzane”
o su stuoini di paglia sino a gennaio . Ne otteniamo un vino dolce dal
bellissimo colore ambrato. Al naso si presenta intenso, etereo, con spiccati
sentori di frutta candita, miele, vaniglia, uva passa e speziatura dolce. In
bocca è vellutato, caldo, una buona spalla acida bilancia la dolcezza rendendo
il vino armonico. Il finale è lungo e piacevole.
Le ricette potete trovarle anche qui:
sul blog L'Antro dell'Alchimista
mi sembra una goduria, semplice ma d'effetto sicuro!
RispondiEliminaOttima...sembra davvero deliziosa...non l'ho mai provata, e non la conoscevo fino ad ora.
RispondiEliminaAdesso mi hai fatta incuriosire!
La proverò...buona giornata,
Inco.